domenica 16 febbraio 2014

Una Taranto diversa è possibile!

Un pomeriggio come tanti, in una settimana come tante, si discute su come risollevare le sorti di questa città, su quale progetto sia meglio realizzare, e sia concretamente realizzabile, per ridisegnare una Taranto diversa, una Taranto migliore.
E’ passato un pò di tempo da quando si è sentito il “ronzio incerto” di un’apecar, che scoppiettando, ha fatto sentire la sua voce in una manifestazione che si proponeva altro.
Era l’ “agosto caldo tarantino”, in cui si sono susseguite una serie di manifestazioni e incontri, che hanno visto sempre una maggiore partecipazione dei cittadini, decisi a dire la loro. Ricordo quel giorno che “improvvisamente” si decise di fare il corteo da Piazza Maria Immacolata a Via D’Aquino, i primi cento passi, sotto un sole cocente, alla riscoperta dell’anima più vera della città, nonostante lo sbarramento delle forze dell’ordine.
Ricordo che voltando lo sguardo indietro, vidi un fiume umano che scandiva, a voce alta, il cavallo di battaglia: “Taranto libera, Taranto libera, Taranto libera” e che giunti alla fine, quando si decise di non forzare lo sbarramento, in segno di civiltà e rispetto nei confronti di chi ha solo deriso e offeso l’intelligenza dei tarantini, ad un carabiniere che mi chiese: “ma perché manifestate?”, basita, mi uscirono tre parole sole: “perché vogliamo vivere”.
E mi chiesi: “Ma l’Italia che sa, che dice di Taranto?” e incominciai a leggere tutte le testate, a seguire tutti i servizi, le trasmissioni televisive che si occupavano, o almeno tentavano, di spiegare il “fenomeno Taranto”
L’Italia sa molto poco delle vicende tarantine, perché il tutto non può essere risolto nel posto di lavoro...quello ho sentito e ho letto: se chiude l’ilva più di ventimila lavoratori andranno a spasso... si è ridotto e svilito non poco quel fenomeno da baraccone che siamo diventati, pur non volendo.
“Una Taranto diversa è possibile a condizione che si spezzi il ricatto tra lavoro e salute: quel ricatto per cui per mantenere i posti di lavoro si deve accettare di morire di cancro. Invece è possibile costruire un'economia che non sia basata sulla diossina e replicare a quello che è accaduto a Pittsburgh, la città dove si produceva la maggior parte dell'acciaio degli Stati Uniti d'America. Pittsburgh, dove le acciaierie che inquinavano sono state chiuse, è diventata una delle città più vivibili degli Stati Uniti d'America e un'eccellenza nel campo dell'innovazione tecnologica, della Green Economy, della ricerca e dell'università con uno dei livelli occupazionali più alti del paese.”
Parola di Angelo Bonelli, che decise, non tanto tempo fa, di accettare la candidatura a sindaco nella città più inquinata d'Europa, che per troppo tempo è stata dimenticata dalla politica, ove la diossina è entrata nella catena alimentare, dove i bambini non possono giocare nei prati o toccare la terra a mani nude, dove l'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in casi di malattia e di morte.
Angelo Bonelli, pur non avendo vinto le elezioni, è rimasto qui a tirar di fioretto per cambiare Taranto. Una personalità contrastata perché non tarantino, ma quante personalità tarantine veraci hanno deluso! Anche San Cataldo non era tarantino eppure è diventato il patrono della città! Da questo  “straniero” giunge in quel pomeriggio come tanti, in una settimana come tante, un progetto per il rilancio economico e culturale del capoluogo ionico, che potrebbe diventare il punto di riferimento internazionale nel trasporto merci e nello scambio nave/ferro, il polo tecnologico, industriale, scientifico, della ricerca e dell’università di tutto il mediterraneo aprendo all’interazione con il sud Europa, il mondo arabo, nord africano e orientale. Nel suo progetto rientra anche la previsione di un fondo per risarcire i mitilicoltori per i danni subiti, la rigenerazione urbana e ambientale mediante la trasformazione urbanistica dei suoli contaminati grazie all’impiego di nuove tecnologie (nanotecnologie, biomedica, produzione di beni e servizi), la bonifica urbana e ambientale, nell’ambito della quale spicca l’utilizzo del fondo sociale europeo per la formazione operaia. E tanto altro ancora...
E allora mi chiedo perché si complica tutto quello che con un pò di buona volontà potrebbe essere semplificato... mettendosi a lavoro con impegno, serietà, e con il grande amore che il tarantino nutre per la sua città perché una TARANTO DIVERSA È POSSIBILE.
DI ALESSIA SIMEONE