giovedì 6 novembre 2014

L’ARIA DI QUEL NATALE FATTO IN CASA di Ivan Scelsa

Vi chiederete come mai a pochi giorni dalla ricorrenza di Tutti Santi e della commemorazione dei defunti abbia deciso di scrivere per parlare del Santo Natale.
Già…il Santo Natale…una festa ormai consumistica, vissuta dalla grande distribuzione con la frenesia di predisporre l’attività per la vendita dei prodotti del periodo, con la forzata voglia di dimenticare velocemente i facili incassi della festa pagana di Halloween a favore della prossima, l’ennesima. 
Ritmi ossessivi e spasmodici, superficiali e consumistici che da anni allontanano il popolo dalle sue tradizioni più vere, quelle che univano la famiglia.
Ed è così che rileggendo le pagine di “Quel Natale fatto in casa”, magnifico libro di Nicola Caputo, mi riapproprio di tradizioni lontane, rivivo la voglia di quelle feste vissute nella tradizione, tra i preparativi della nonna e l’attesa della celebrazione liturgica che precede la mezzanotte Santa.
Viaggiando con la mente risalgono dalla memoria, inebriato da quegli odori che ancora mi pervadono a distanza di anni rinsaldando le mie origini.
I giochi natalizi… tombola, mazzetto, stoppa, mercante in fiera, pipecchia, sette e mezzo: giocati per ore intorno ad un tavolo in quel clima festoso della vigilia, inebriati dall’odore di fritto che inevitabilmente pervadeva cuore e vestiti in ossequio ad una tradizione a cui le nostre mamme, le nostre nonne, mai avrebbero rinunciato. 
Sanacchiùdere, carteddàte, bucchenòtte, pezzette cannèlle e fave de zucchere… che dolci ricordi.
E così, col groppo in gola, tutto d’un fiato, mi ritrovo a canticchiare quei versi di Cosimo Acquaviva che recitano così:   

Nenna-nenna
nenna-nonna
à parturite la Madonne,
à fatte nu belle bammine
vianche, russe e ricciutine.

La sua mamma lu pigghi’e e lu ‘nfasse
S.Geseppe l’allisce la facce,
e le strenge chidde piedine,
durme-durme Gesù bammine.


SCRITTO DA IVAN SCELSA