giovedì 6 novembre 2014

NON VI CAPISCO...

TROVIAMO...LEGGIAMO...APPREZZIAMO E PUBBLICHIAMO QUESTO TESTO TROVATO SUL BLOG DI MAURO NOTARNICOLA BLOCK NOTAR

Non capisco. Tutte le volte. Non ho neanche le forze per minacciarli fisicamente. I tifosi da salotto, quelli che mettono la sciarpa sulle ginocchia anziché sventolarla prima, durante e dopo la partita. Quelli che al posto di sorbirsi prefiltraggio, tornelli e puzza di piscio, preferiscono prendere i pop-corn, metterseli tra le gambe e spingere un pulsante su un telecomando. Non li capisco, e mai li capirò. Mi fanno talmente innervosire che mi fanno cadere le braccia per il nervoso. In un certo senso non voglio capirli.
Mi dispiace, amico mio. Mi dispiace che tu non solo rinunci a questospettacolo, ma ti permetta di pagare una televisione privata per goderti un tifo che non esiste. Mi dispiace che tu perda tutto il bello che c’è in una curva, in uno stadio vero, in un pezzo di stadio che diventa casa tua, seppur per un paio d’ore. Mi dispiace che tu non possa vivere come me. Ma soprattutto che tu possa perdere questamagia che si crea tra quelli che sono lì con te.
La mia squadra era in svantaggio. Spingeva, ma senza risultato. E prova di qua, prova di là, a testa bassa. Stavamo sbagliando troppo. E quel ragazzo sotto di me si rivolge a me ogni volta, per dirmi “ma questo è scemo” oppure per dire “ma come fa a sbagliare cose del genere”. Sì, lui non conosce me, io non conosco lui. Non l’ho mai visto, non abbiamo messo mai le nostre mani sullo stesso tavolo per affondarle nel pollo per sbranarcelo, non abbiamo stappato nessuna Peroni né tanto meno abbiamo brindato alla vittoria. Non abbiamo condiviso i taralli pre-partita, e forse mai lo faremo. Non siamo amici su Facebook e, cosa più triste, non siamo reciprocamente follower su Twitter. Niente di più che una faccia, e forse una storia da raccontare.
Ma a quel gol, tutto ciò non contava. Non contava nulla se non che tutti e due eravamo lì per amore e che addosso avessimo una sciarpa con gli stessi colori. Ci siamo abbracciati, senza sapere i nostri nomi, senza sapere dove abitiamo, quanti anni abbiamo e neanche se ci piacciono le orecchiette con le cime di rapa. Niente. Eppure lì, in quello spicchio di mondo dove ognuno è innamorato a modo suo, io e lui ci siamo abbracciati. Non era un gol vittoria, non oso immaginare cosa sarebbe successo. Non era un gol promozione, perché forse gli avrei intestato casa mia. Era solo un gol del pareggio che, per giunta, poteva anche essere inutile pochi minuti dopo. Ci siamo abbracciati, come se non ci fosse un domani. Siamo entrati l’uno nell’amore dell’altro, senza conoscerci e senza neanche stimarci. Non mi importava chi fosse, mi importava ci fosse.
Quando una mia ex collega mi disse:”Io non riesco a capire quelli che vanno ogni domenica allo stadio”, io semplicemente le risposi che doveva venire allo stadio per capire. Perché è così facile fare i tifosi da salotto, perché è facile sparare a zero sulla squadra quando perde. Ma quanto è difficile condividere una passione, che si vinca o che si perda? Quanto è difficile abbracciare una persona sconosciuta, in nome di una non ben definita “fede in comune”? No, il mio stadio non lo cambio con nessuno. Ecco perché tifo per una squadra che posso seguire dal vivo. Ecco perché non capisco più chi tifa per gli squadroni del Nord. Non li capisco perché sono vittima di una magia, di un sortilegio, di un Cupido che aleggia sornione sulle nostre vite di curvaioli. Voi intanto restate a casa, ad abbuffarvi di patatine come se non ci fosse un domani. Sarà bello vedervi spaesati, quando e se verrete in uno stadio vero, fatto di seggiolini in simil-plastica, tornelli e gradoni. Ma ancora più bello sarà vedervi sbraitare e cercare insistentemente un telecomando immaginario, fatto di un materiale invisibile, e con vostra moglie accanto che urla “io non ci vengo più, fa troppo freddo”. #tantononcapirai

autore Mauro Notarnicola